Il piede torto congenito è una delle più comuni malformazioni genetiche neonatali, che colpisce circa 1 bambino su mille, in prevalenza di sesso maschile. Agendo sugli assi anatomici del piede, la patologia modifica i punti di appoggioe nella metà dei casi è bilaterale.
Esistono varie tipologie di piede torto, con caratteristiche che possono manifestarsi singolarmente o in concomitanza: addotto (la parte anteriore punta all’interno), varo (il tallone è piegato verso l’interno), supino (la pianta del piede è ruotata verso l’alto) e cavo (il piede appare come rotto a metà sul lato interno).
Una delle principali cause della malformazione è l’ereditarietà, ma è anche possibile che una patologia possa aver interagito con lo sviluppo del feto nel periodo embrionale alterando il normale processo di formazione del piede. Infine, è possibile sia dovuto a un fattore meccanico a carico delle condizioni uterine o fetali (cordone ombelicale, parti gemellari, ecc.): in questo caso non si parla di malformazione congenita, ma di malposizione.
La diagnosi può avvenire in gravidanza attraverso l’esame ecografico, che consente un’adeguata informazione sulla patologia e sulle possibilità terapeutiche, nonché un trattamento precoce e adeguato.
La problematica del piede torto congenito necessita un tempestivo intervento: tale problema, infatti, se trascurato o affrontato inadeguatamente, può essere totalmente invalidante per il bambino. A seconda della gravità della patologia, è possibile effettuare differenti trattamenti: nel caso di un piede torto lieve si può ricorrere a un ciclo di sedute fisioterapiche, mentre se la gravità è media è necessario l’utilizzo di ingessature periodiche, o ancora, nei casi gravi, di un intervento chirurgico.
Tra i trattamenti previsti, il metodo Ponseti è la tecnica più apprezzata, oltre che essere riconosciuto dall’Oms “Gold standard, metodo conservativo più efficace”. Ideato dal professor Ignacio Ponseti, utilizza un trattamento di tipo conservativo, senza dover ricorrere a interventi chirurgici particolarmente invasivi e con un rischio minimo di recidive anche per le forme più gravi di questa malformazione. Tale metodo prevede l’applicazione settimanale di gessi seriati(circa 5-6), che correggono progressivamente e senza alcun dolore la deformità. Il trattamento prosegue con l’utilizzo di un tutore (due scarpette fissate da una barra) per mantenere i risultati ottenuti e prevenire le recidive.
In questa fase sarà indispensabile la collaborazione dei genitori nella gestione del tutore, che il bambino dovrà portare inizialmente per 23 ore al giorno, per un tempo progressivamente ridotto fino all’anno di età, e successivamente solo di notte fino ai 4 anni.
Il risultato è che i piedi si svilupperanno nel tempo forti, flessibili e plantigradi. Il mantenimento, senza dolore, della loro funzionalità è stato dimostrato da un follow-up durato oltre 35 anni. È molto importante, quindi, rassicurare i genitori, perché il bambino opportunamente trattato non avrà alcun tipo di handicap e sarà in grado di condurre una vita normale e attiva.