I trattamenti a base di erbe sono utilizzati per diverse malattie, ne esistono sia allo stato naturale che come preparazioni commerciali. Nei paesi meno sviluppati troviamo prodotti a base di erbe grezze (radici, foglie, semi o tè) che, a volte, sono formulati come miscele dove, non sempre, tutti i componenti sono noti e possono contenere metalli pesanti (ad esempio piombo, mercurio e arsenico), corticosteroidi, farmaci antiinfiammatori e benzodiazepines. I prodotti commerciali a base di erbe (come compresse o capsule) sono più comunemente utilizzati nei paesi sviluppati.
Gli integratori più utilizzati sono i multivitaminici, i multiminerali, calcio e olio di pesce: tutti prodotti riconosciuti dalla popolazione come sicuri.
Ma la sicurezza non è mai troppa, infatti, è sbagliato pensare che, poiché naturali, non abbiano effetti avversi o non possano causare danni o possano essere presi con leggerezza. Purtroppo, sembra normale affermare che se è naturalenon fa male, perché, lo sentiamo e leggiamo decine di volte alla radio, in televisione o in farmacia. La realtà è ben diversa: a prescindere dalla loro efficacia e dalla loro sicurezza, è sbagliato pensarli come qualcosa di naturale e almeno fino al giorno in cui non vedremo alberi con compresse di multivitaminici o similari come frutti, non dovremmo considerarli come naturali e anche in tal caso non andrebbero presi con leggerezza perché si sa, la natura può essere matrigna. Bisognerebbe consigliarli, prescriverli ed utilizzarli con cautela, alla stregua dei farmaci, ma sta avvenendo esattamente l’opposto: il consumo aumenta di anno in anno. In America nel 1997 per questi prodotti furono spesi circa 27 miliardi di dollari, nel 2007 invece 33.9 miliardi di dollari.
Nella letteratura scientifica iniziano ad accumularsi prove che gli integratori alimentari dietetici e a base di erbe abbiano degli effetti negativi sul fegato. L’ultimo a parlarne è uno studio pubblicato sulla rivista Hepatology, con a capo Victor J. Navarro, dell’Einstein Medical Center di Philadelphia (Usa).
Lo studio, della durata di 10 anni (2004-2013), è stato condotto su un totale di 839 pazienti che riportavano danno epatico causato da integratori o farmaci. Quello che è emerso è abbastanza allarmante:
- 709 casi di danno epatico su 839 erano dovuti a farmaci (85%)
- 130 casi di danno epatico erano dovuti a prodotti erboristici ed integrarti alimentari (15,5%). Di questi 45 eranocausati da integratori per culturisti – bodybuilding (35%), 85 da altri supplementi (65-5%) -multivitaminici, supplementi di calcio od omega-3.
Dallo studio è inoltre emerso che il gruppo con danno epatico causato dagli integratori per bodybuilding, ha un’etàmedia molto bassa, 31 anni, quando confrontata con le età medie degli altri due gruppi: 52 anni il gruppo con danno epatico da farmaci, 47 anni l’età media del gruppo con danni epatici da altri integratori. Inoltre, il trapianto di fegato (conseguenza di un danno epatico esteso) era necessario più frequentemente tra i pazienti con danno epatico causato daintegratori, su 85 soggetti, 13 sono stati sottoposti a trapianto di fegato o sono morti.
I ricercatori hanno inoltre evidenziato che il danno al fegato era molto più grave nei soggetti facenti uso di integratori rispetto ai soggetti con danno causato da farmaci. Inoltre, la durata dell’ittero (colorazione giallastra della pelle causata da elevati livelli di bilirubina nel sangue come conseguenza di un danno a livello epatico) aveva una durata maggiorenei soggetti che utilizzavano integratori per body-building (91 giorni) rispetto agli altri due gruppi: danno epatico da farmaci (35 giorni) e da integratori (no body-building) (44 giorni).
In altri paesi come, la Spagna e l’Islanda, gli studi hanno attribuito all’uso di integratori erboristici e alimentari una percentuale tra il 2% e il 16% dei casi di danno epatico. Molto più allarmanti i dati provenienti dai paesi asiatici dove, i rimedi a base di erbe, sono utilizzati dalla maggior parte della popolazione, infatti, gli studi che arrivano dalla Corea e da Singapore hanno evidenziato una prevalenza di epatotossicità da erbe, rispettivamente del 73% e 71%. Per fortuna altri studi simili in altre regioni del continente asiatico, non hanno fatto emergere gli stessi dati preoccupanti.
Erbe, integratori alimentari ed Epatotossicità: dati da diversi report
Studio |
Prevalenza di epatotossicità da erbe e integratori alimentari |
Ibunez et al. Spagna (1993–1998), 103 soggetti |
11% |
Andrade et al. Spagna (1994–2004), 446 soggetti |
2% |
Chalasani et al. USA (2003–2008), 300soggetti |
9% |
Suk et al. Korea (2005–2007), 371 soggetti |
73% |
Wai et al. Singapore (2004–2006), 31 soggetti |
71% |
Devarbhavi et al. India (1997–2008), 313 soggetti |
1.3% |
Estes et al. USA (2001–2002), 20soggetti |
50% |
Russo et al.USA (1990–2002), 270soggetti |
5.1% |
Reuben et al. USA (1998–2007), 133soggetti |
10% |