“La cipolla tagliata funziona come una calamita: assorbe i batteri dell’ambiente, anche in una sola notte e anche se tenuta in frigo. Mangiarla causa infezioni batteriche nello stomaco e problemi digestivi”.
“La cipolla, e lo stesso vale per l’aglio, contiene sostanze con una netta azione antibatterica”, specifica Paolo Pigozzi, medico e nutrizionista di Verona, collaboratore di Vita&Salute. Ma l’azione del bulbo non si esplica sui batteri presenti nell’ambiente. “L’effetto si ha solo se la cipolla viene consumata come ortaggio o sotto forma di estratti”, specifica il medico. “Le sue proprietà antisettiche e antibatteriche sono chiaramente assodate almeno fin dagli anni ’20 del secolo scorso. Fu perfino appurato che, esponendo dei batteri coltivati in laboratorio agli effluvi della cipolla, questi ne risultavano danneggiati”.
Ma pensare che possa accadere il contrario, e cioè che i patogeni spontaneamente si raccolgano su di essa, non è realistico. Infatti i batteri non hanno praticamente mobilità, per spostarsi hanno bisogno di goccioline di acqua (come negli starnuti) o di muffa; nemmeno i virus si spostano autonomamente e tanto meno si riproducono al di fuori di un essere vivente.
Perciò la mezza cipolla lasciata in frigo non raccoglie niente, semmai si asciuga un po’. Ma, una volta mangiata, continua a esplicare la sua azione antisettica all’interno del nostro organismo senza “inquinarlo” con patogeni estranei. Con buona pace di chi, negli anni ’20, credeva bastasse mettere mezzo bulbo sul comodino di un malato di polmonite per ritrovarlo il mattino dopo nero di germi.
Tuttavia, se non adottiamo le regole igieniche fondamentali (lavarsi le mani, usare un tagliere pulito per affettare la cipolla, conservare gli avanzi in un piccolo contenitore), le contaminazioni batteriche possono interessare questo ortaggio né più né meno di qualsiasi altro alimento.