In Italia i consumi aumentano del 3% rispetto agli anni passati e non sono più una soluzione «d’emergenza». Ecco perché, e cosa sapere per consumarli al meglio
Sono pratici, e ormai ce ne sono per tutti i gusti e le necessità alimentari. È anzitutto per questo che noi italiani abbiamo ripreso a consumare surgelati: un incremento del 2,9% nel 2017 dopo un periodo di crescita zero. Lo spiega il nuovo Rapporto sui Consumi dei prodotti surgelati, realizzato dall’ IIAS – l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati.
A trainare la crescita sono stati anzitutto prodotti vegetali (+4,1% nei primi 8 mesi del 2017). A seguire il settore ittico con un 4,4% (che va di pari passo a un calo vertiginoso del – 6% circa per la carne rossa e -6,5% per quella bianca), e quello di pizze e snack (+4,6 nel 2017) proposti in tante varianti di impasti e condimenti gluten free, vegani, vegetariani o semplicemente più leggeri.
MANGIARE SANO
Perché ora tutti vogliamo mangiare sano. L’Ipsos dice che il 78% della popolazione ritiene che una corretta alimentazione sia la cosa più importante per tenersi in salute. E se non tutti diventiamo vegetariani o vegani (circa il 7% degli italiani ormai), crescono i flexitariani, che tendono a sostituire le proteine animali con quelle vegetali. Intanto aumenta anche il consumo di cibo bio (del 16% nel 2017), senza glutine (+16,8%); senza lattosio (3,1%) e in generale i superfood (8%) come zenzero e avocado.
LA FILIERA
I surgelati non sono più considerati una scelta d’emergenza: sono sempre più centrali nella dieta, questo perché le aziende continuano a innovare: alzano la qualità, propongono alternative andando incontro alle tendenze alimentari, fanno molta attenzione alla sostenibilità con sistemi di coltivazione sempre più attenti all’ambiente e operano nell’ambito di filiere ipercontrollate. Un riferimento inevitabile, quest’ultimo, al caso recente dell’intossicazione di una famiglia di Milano: inizialmente si pensava fosse dovuta a foglie di mandragora finite per sbaglio nelle confezioni di spinaci surgelati Bonduelle usate per un passato di verdure. Poi gli esiti delle analisi effettuate dall’Ats Milano – dopo il ritiro del prodotto dal mercato in via precauzionale – sono stati negativi: non hanno rivelato la presenza di sostanze anticolinergiche che avrebbero potuto causare l’intossicazione.
La sostenibilità, riguarda anche la pesca: le aziende si stanno impegnando a pescare con metodi sempre meno impattanti in zone degli oceani dove non c’è carenza di materia prima. In effetti qualcosa, come sta succedendo anche per il tonno, si muove: Findus, per esempio, certifica MSC (ovvero Marine Stewardship Council, la «migliore certificazione possibile» per il WWF per la della tutela degli ecosistemi marini e pesca sostenibile) l’80% dei suoi prodotti, si impegna ad arrivare al 90% entro la fine del 2018 per poi raggiungere il 100%.