La carnitina è il composto simil-vitaminico responsabile del trasporto degli acidi grassi a lunga catena nelle unità cellulari di produzione dell’energia: i mitocondri. Vitamina essenziale per il normale metabolismo energetico dell’uomo, svolge molteplici funzioni fisiologiche tra cui la conversione degli analoghi chetoacidi degli aminoacidi a catena ramificata, valina, leucina e isoleucina, funzione estremamente importante nel digiuno, nell’inedia e durante l’esercizio fisico.
Lo stadio finale della sintesi della carnitina avviene nel fegato, nei reni e nel cervello, poiché l’enzima necessario alla reazione finale è presente solo in questi tessuti. Il muscolo cardiaco, il tessuto muscolare scheletrico e molti altri tessuti dipendono soprattutto dagli acidi grassi per produrre energia e, poiché non possono sintetizzare la carnitina, il loro normale funzionamento dipende dal corretto apporto di questa sostanza.
Nei bambini piccoli l’attività dell’enzima dello stadio finale della sintesi della carnitina è del 12% rispetto alla media normale per gli adulti. Dai 2 anni e mezzo di età, aumenta al 30%, ma viene raggiunta solo intorno ai 15 anni. Per questo, la carnitina preformata contenuta nel latte materno è fondamentale nella nutrizione del lattante. Nelle donne in gravidanza in cui si sospetti una ridotta sintesi di carnitina, può essere necessario ricorrere a integratori in modo da assicurare un’adeguata concentrazione sia nei tessuti del feto sia in quelli della madre. La somministrazione di questa vitamina nei nati prematuri ha due scopi importanti: acquisto di peso e crescita.
La carne e i latticini sono le principali fonti alimentari di carnitina. In generale, più rossa è la carne, maggiore è il contenuto di carnitina. Cereali, frutta secca e vegetali ne contengono invece poca, se non addirittura nulla. Studi preliminari indicano che una dieta giornaliera media ne contiene da 5 a 100 mg°. La maggior parte di essa, tuttavia, viene sintetizzata dall’aminoacido essenziale lisina, con l’aiuto di un altro aminoacido essenziale (metionina), di tre vitamine (vitamina C, niacina e vitamina B6) e del ferro. Naturalmente, la carenza di uno qualsiasi di questi nutrienti produce un deficit di carnitina, a sua volta classificato in due gruppi principali: sistemico (nell’intero organismo) e miopatico (nei muscoli). Alcune delle cause note di carenza di carnitina comprendono deficit dietetico degli aminoacidi precursori lisina e metionina, deficit di qualsiasi cofattore (ferro, acido ascorbico, piridossina e niacina), difetto genetico, insufficiente assorbimento intestinale, ma anche disturbi epatici o renali, catabolismo, stress metabolico e una dieta ricca di grassi.
Gli integratori di carnitina possono migliorare l’utilizzo dei grassi come fonte di energia e avere un effetto positivo nel trattamento di quelle condizioni nelle quali vi è una compromissione dell’utilizzazione dei lipidi e della produzione di energia. La maggior parte degli studi clinici, tuttavia, si è sempre concentrata sulla sua efficacia in numerose condizioni patologiche come malattie cardiovascolari, nel potenziamento delle performance fisiche, nel morbo di Alzheimer, nella senescenza, nelle patologie renali e nell’emodialisi.
Il dosaggio giornaliero di carnitina in tutte le sue forme è di solito compreso tra 1500 e 4000 mg, suddivisi in più somministrazioni. Il consiglio è di preferire quella in forma L (levogira), da sola o legata ad acido acetico o propionico. Considerata estremamente sicura, non sono stati riscontrati effetti collaterali negli studi clinici compiuti sinora sull’uomo.
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del proprio medico curante.