Secondo un’indagine condotta tra i farmacisti europei, le scorte di farmaci essenziali come amoxicillina, cefalosporine e beta-bloccanti sono sempre più limitate, causando ritardi nelle terapie e difficoltà di approvvigionamento in molti Paesi.
Le cause di questa crisi sono molteplici. In primo luogo, la dipendenza dell’Europa dalla produzione asiatica di principi attivi ha reso la catena di approvvigionamento particolarmente vulnerabile a interruzioni. Negli ultimi anni, la Cina e l’India hanno ridotto le esportazioni di alcuni componenti farmaceutici, privilegiando il mercato interno e aumentando i prezzi delle materie prime.
A questo si aggiungono i problemi legati all’aumento dei costi energetici e logistici, che hanno reso meno sostenibile la produzione di farmaci a basso margine di profitto. Molte aziende farmaceutiche europee hanno ridotto la produzione di antibiotici e farmaci generici perché i prezzi di vendita, spesso regolati dai governi, non coprono più i costi di produzione.
In alcuni Paesi, come Germania e Francia, le farmacie hanno iniziato a razionare la distribuzione di determinati farmaci, mentre i medici sono costretti a prescrivere alternative meno efficaci o più costose. In Italia, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha segnalato criticità soprattutto per gli antibiotici pediatrici e alcuni antipertensivi, spingendo il governo a valutare misure straordinarie per garantire la disponibilità di questi medicinali.
L’Unione Europea sta cercando di affrontare il problema attraverso un piano di emergenza che prevede:
- Incentivi alla produzione locale per ridurre la dipendenza dalle importazioni asiatiche.
- Creazione di scorte strategiche di farmaci essenziali a livello europeo.
- Revisione dei meccanismi di prezzo e rimborso, per garantire la sostenibilità della produzione di farmaci essenziali.
- Miglior coordinamento tra Stati membri, per evitare che alcuni Paesi rimangano senza scorte mentre altri accumulano eccedenze.
Gli esperti avvertono che, senza interventi strutturali, la carenza di farmaci potrebbe diventare un problema cronico nei prossimi anni, con un impatto significativo sulla salute pubblica e sulla gestione delle emergenze sanitarie.