Eppure, se ci si allontana dai riflettori e si entra nei piccoli ambulatori delle città italiane, si scopre che la rivoluzione è già lì. Silenziosa, concreta, incastonata nella routine del medico di famiglia.
Nessuna macchina futuristica, nessun robot parlante. Solo strumenti che aiutano a leggere meglio ciò che già c’è: sintomi, storie cliniche, trend. L’Intelligenza Artificiale sta cambiando la medicina generale non perché “fa diagnosi”, ma perché fa risparmiare tempo ai medici per tornare a fare ciò che sanno fare meglio: ascoltare.
Dentro uno studio medico del 2025: cosa sta succedendo davvero
Una signora di 78 anni entra con tre foglietti di appunti, una lista di farmaci lunga quanto un braccio e la sensazione, tipica di chi vive da solo, di non riuscire più a gestire tutto. Lo specialista non ha bisogno di magia: un sistema generativo integrato nella cartella clinica analizza automaticamente i suoi referti dell’ultimo anno, identifica variazioni nella pressione, segnala un lieve aumento della frequenza cardiaca notturna e propone un possibile controllo cardiologico.
Non decide nulla.
Non prescrive nulla.
Ma accende un faro — ed è questo che sta cambiando la clinica quotidiana.
Il contributo di Iacopo Cricelli: “La vera competenza è la consapevolezza”
Secondo Iacopo Cricelli, tra i principali riferimenti italiani sul tema, l’IA generativa nelle cure primarie non è uno strumento “magico”, ma un linguaggio da imparare. (Fonte: salutedigitale.blog, recensione del libro “IA generativa per le cure primarie”, febbraio 2025)
Cricelli insiste su un punto: la differenza tra chi usa l’IA e chi la sa usare sta nel controllo dei parametri — contesto, temperatura, iterazione del prompting, verifica delle fonti. “L’IA è come uno stetoscopio digitale”, suggerisce: inutile se non sai dove, come e perché appoggiarlo.
Perché riguarda tutti noi
Più chiarezza nelle diagnosi, più precisione nei controlli, meno errori. Il cittadino non lo vede, ma lo percepisce: tempi più rapidi, comunicazioni più chiare, percorsi più fluidi.
La rivoluzione non ha scenografie: avanza nei piccoli ambulatori, una cartella clinica alla volta.


