Almeno un italiano su tre associa l’arrivo della primavera al fastidio delle allergie respiratorie che si manifestano con irritazione agli occhi, naso che cola, starnuti e asma. In Italia, vista la diversità di clima e di flora, sono presenti decine di piante che producono pollini allergenici in grado di provocare sintomi nei pazienti sensibilizzati.
Nonostante il tema sia oggetto di studio da decenni, “quello che succede a livello microscopico quando guardiamo i pollini, o ad un livello ancora più dettagliato quando si analizzano le molecole allergeniche, è in parte ancora da comprendere pienamente” afferma il dott. Lorenzo Cecchi, Presidente eletto AAIITO (Associazione Allergologi Immunologi Italiani e Ospedalieri).
Le dimensioni dei pollini allergenici sono prevalentemente intorno a 10-50 micron (un micron corrisponde ad un millesimo di millimetro), mentre le vie respiratorie critiche per l’infiammazione tipica dell’asma hanno un diametro inferiore ai 4 micron. Anche se l’allergia coinvolge generalmente sia le vie respiratorie superiori sia inferiori e che il contatto dell’allergene con le mucose nasali può essere sufficiente a spiegare anche sintomi respiratori, si ritiene che il polline debba comunque entrare in contatto con le mucose delle piccole vie respiratorie.
Un aiuto nella ricerca arriva dalla cosiddetta asma da temporale, cioè delle “epidemie” di asma grave, anche fatale, che si concentrano durante e dopo eventi temporaleschi nei periodi di fioritura di piante allergeniche. Da anni sono stati segnalati in alcune aree del mondo e nel nostro Paese come a Napoli e in Puglia. I sintomi compaiono in pazienti allergici soprattutto a parietaria, graminacee ed olivo, non necessariamente affetti da asma o con asma lieve e non ben controllata con la terapia. In queste occasioni, la comparsa di sintomi respiratori di tipo asmatico ha fatto pensare agli esperti che avvenisse una rottura del polline e che le particelle liberate, contenenti le molecole allergeniche, fossero in grado di entrare più profondamente nelle vie respiratorie.
A confermare questa ipotesi è una recente ricerca condotta da Lorenzo Cecchi, Enrico Scala e Riccardo Asero, in collaborazione con Sandra Citterio e Sarah Caronni dell’Università Milano-Bicocca.
Sottoponendo in laboratorio i pollini di cipresso, ambrosia, parietaria, graminacee e olivo a condizioni simili a quelle che si verificano durante un temporale, l’analisi molecolare ha dimostrato che i frammenti dei pollini implicati nell’asma da temporale contengono le molecole allergeniche, a differenza degli altri, che ne contengono in quantità significativamente minore.
Ciò significa che durante un temporale i pollini si rompono e si formano dei frammenti con diametro tra i 2 e i 4 micron che, nel caso di parietaria, graminacee e olivo contengono le molecole allergeniche e sono in grado, date le loro dimensioni, di penetrare profondamente nelle vie respiratorie. Questo meccanismo di formazione di piccole particelle con proprietà allergeniche potrebbe svolgere un ruolo importante anche nell’asma da pollini in generale.
“È facile pensare che queste particelle possano essere presenti, magari in concentrazioni minori, anche in condizioni meteorologiche meno estreme come in giornate umide o semplicemente ventose e che siano così le responsabili dei sintomi asmatici nei pazienti affetti da allergia a pollini” – conclude il dottore – “Le ricadute pratiche di queste nuove scoperte sono purtroppo limitate, e al momento rimangono fondamentali la prevenzione e, soprattutto, il trattamento, sia farmacologico che con l’immunoterapia specifica, dell’allergia ai pollini”.