L’implementazione dell’attività fisica, svolta in concomitanza con la terapia farmacologica, risulta fondamentale nella gestione dell’artrite reumatoide, patologia caratterizzata da un forte rischio dell’insorgenza di eventi cardiovascolari. La conferma arriva da una meta-analisi condotta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Ortopedia del “Hebei Provincial Hospital of Traditional Chinese Medicine” di Shijiazhuang, in Cina, pubblicata su Medicine, che ha valutato gli effetti benefici dell’esercizio di resistenza nei pazienti affetti dalla malattia.
Dall’analisi di 3 database online, sono stati selezionati 17 studi randomizzati controllati (RCT, “randomized clinical trials”), che hanno incluso 512 pazienti del gruppo che svolgeva gli esercizi per la resistenza e 498 pazienti del gruppo di controllo.
I risultati hanno mostrato che gli esercizi di resistenza diminuiscono significativamente il “disease activity score” in 28 articolazioni (DAS-28) (differenza media standard, “standard mean difference” [SMD]: -0.69, 95% IC: da -1.26 a -0.11). Non solo, riducono anche il tasso di sedimentazione degli eritrociti (ESR, “erythrocyte sedimentation rate”) (SMD: -0.86, 95% IC: da-1.65 a -0.07) e accorciano il tempo del “50 ft. Walking” (SMD: -0.64, 95% IC: da -0.99 a -0.28).
Gli studiosi non hanno osservato alcuna differenza significativa nei punteggi VAS (“visual analog scale”) (SMD: -0.61, 95% IC: -1.49-0.27) e nel (HAQ, health assessment questionnaire) (differenza media ponderata, “weighted mean difference”: -0.10, 95% IC: -0.26-0.06).
In conclusione, svolgere esercizi di resistenza è utile nel ridurre alcuni punteggi, quindi migliorare l’artrite reumatoide. Al fine di incrementare le evidenze in questo campo, i ricercatori evidenziano la necessità di progettare studi clinici randomizzati di alta qualità, multicentrici e con un’ampia popolazione.