Il Lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia cronica autoimmune, legata ad un’attivazione incontrollata del sistema immunitario che comporta un’infiammazione dei tessuti dell’organismo.
In Italia sono circa 60 mila le persone che convivono con una diagnosi di lupus e si stimano quasi 1500 – 2000 nuove diagnosi all’anno.
Sintomi e quadri clinici variano da paziente a paziente e possono interessare qualsiasi organo e apparato. Dato l’alternarsi di periodi di acuzie e periodi di remissione, si può comprendere l’impatto che questa malattia ha sulla vita dei pazienti che ne sono colpiti, fortemente limitante sulla qualità di vita.
Ad innescare la malattia possono essere fattori genetici, non ereditari, ambientali e ormonali, che concorrono a un’attivazione acuta del sistema immunitario. La maggiore incidenza si verifica tra i 20 e i 45 anni, ma può esordire anche nell’infanzia o nell’età avanzata.
I sintomi si differenziano su ogni paziente e dipendono dall’organo colpito. Tra i più comuni, agli esordi della malattia si presentano disturbi non specifici come stanchezza e malessere generale, oppure febbre intermittente alternata a continua, calo di peso e perdita dell’appetito. Gli apparati più comunemente impattati sono quello cutaneo e quello articolare, mentre il coinvolgimento degli organi interni è indice di una malattia più severa.
Una diagnosi precoce della malattia è fondamentale per un suo controllo e per evitare il possibile interessamento di più organi e apparati. È possibile diagnosticare precocemente questa condizione e puntare a una remissione di malattia senza danno d’organo?
A oggi non esiste un test specifico utile a certificare da solo la presenza della malattia. È compito dello specialista combinare l’insieme dei dati clinici e di laboratorio al fine di formulare una rapida e corretta diagnosi. Per questo motivo si utilizzano gli undici criteri elaborati dall’American Rheumatism Association, che includono le principali manifestazioni cliniche e alterazioni laboratoristiche della malattia. Tra queste vanno considerate, in primo luogo, le manifestazioni cutanee (lupus cutaneo acuto, subacuto e cronico), che colpiscono la stragrande maggioranza dei pazienti (fino all’85% dei pazienti lupici). Altrettanto rilevante è approfondire la sierologia dei potenziali pazienti lupici, basata sulla ricerca di anticorpi a specificità più elevata per il lupus rispetto agli anticorpi anti-nucleari (ANA), come gli anticorpi anti-DNA nativo e gli anticorpi anti-Sm.
La terapia per il lupus eritematoso sistemico è personalizzata al singolo paziente in base ai sintomi presenti e alla loro gravità. La cura farmacologica è mirata ad ottenere la remissione della malattia, a prevenire eventuali riattivazioni ed evitare o minimizzare il danno d’organo e le sue complicazioni. I farmaci utilizzati nel LES permettono di controllare la malattia e al paziente di svolgere una vita “normale”. All’esordio e nelle fasi acute di malattia si utilizzano corticosteroidi in grado di attenuare la risposta infiammatoria dell’organismo. Gli antinfiammatori non steroidei vengono assunti per brevi periodi dai pazienti che accusano anche dolore provocato dall’artrite. Farmaci antimalarici, come l’idrossiclorochina e la clorochina, sono invece impiegati per il trattamento delle manifestazioni più lievi come quelle cutanee e articolari.