A tavola gli italiani sono stati promossi, almeno per quanto riguarda il consumo di sale. Lo conferma uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, e pubblicato su Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases, che ha osservato una riduzione significativa dell’assunzione di questo ingrediente del 12% negli uomini e del 13% nelle donne in 10 anni. Un buon risultato, ma non ancora abbastanza, perché il consumo resta ancora troppo alto.
Limitare l’uso del sale è importante perché un eccesso aumenta l’insorgenza di gravi patologie dell’apparato cardiovascolare, correlate all’ipertensione arteriosa, ed è associato a malattie renali, osteoporosi, insieme a tumori dello stomaco.
Normalmente il nostro organismo ha bisogno di una quantità di sodio che corrisponde a 1 grammo di sale da cucina. Attraverso quello contenuto nei cibi e quello aggiunto in cucina, un italiano ne introduce in media 10 grammi.
L’OMS raccomanda di consumare, ogni giorno, meno di 5 grammi di sale da cucina, all’incirca quelli contenuti in un cucchiaino da tè, che corrispondono a circa 2 grammi di sodio. Basta una pizza per raggiungere la quantità limite giornaliera.
Sul sito del Progetto Cuore ci sono alcuni consigli preziosi:
- se invece di un panino con un salume crudo si preferisce quello con pomodoro e mozzarella si risparmia circa 1 grammo di sodio;
- se per la pasta e legumi si usano i legumi freschi o secchi invece di quelli in barattolo si può evitare fino a mezzo grammo di sodio;
- attenzione a pane, cracker e grissini: non sono fra gli alimenti più ricchi di sodio, ma ne possono apportare molto perché nell’arco della giornata se ne mangiano più porzioni. Mangiando invece pane sciapo si assume sodio in quantità minima.