L’uso di statine durante la gravidanza non sembra portare anomalie congenite, ma resta legato a maggiori rischi di basso peso alla nascita e parto pretermine. È quanto emerge da uno studio di coorte pubblicato su “JAMA Network Open”.
Dopo anni di controindicazione nelle donne in gravidanza a causa della loro potenziale teratogenicità, le statine non sono frequentemente prescritte per controllare l’iperlipidemia in queste pazienti. L’anno scorso, tuttavia, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha allentato il suo ‘warning’ sull’uso di statine durante la gravidanza sulla base di nuovi dati, in particolare nelle donne con ipercolesterolemia familiare (FH) con/a rischio di preeclampsia.
«Per le donne incinte a basso rischio, le statine dovrebbero essere usate con attenzione dopo aver valutato i rischi di basso peso alla nascita e parto pretermine. Per le donne con dislipidemia o malattie cardiovascolari (CV) ad alto rischio, così come per coloro che utilizzano le statine prima del concepimento, questi farmaci possono essere assunti continuativamente senza aumentare i rischi di effetti avversi neonatali» specificano i ricercatori.
È importante sottolineare che l’uso di statine a lungo termine prima della gravidanza non sembra causare anomalie fetali.
Per lo studio di coorte sono state incluse oltre 1,4 milioni di donne incinte residenti a Taiwan che hanno dato alla luce il loro primo figlio tra il 2004 e il 2014. Hanno confrontato 469 donne (età media: 32,6 anni; età media gestazionale: 38,4 settimane) che hanno usato statine durante la gravidanza con 4.690 controlli di pari età che non hanno avuto esposizione alle statine durante la gravidanza.
Dopo aggiustamento per comorbilità materne ed età, le pazienti nel gruppo esposto alle statine hanno riportato più frequentemente un basso peso alla nascita (RR 1,51; IC 95% 1,05-2,16), parto pretermine (RR 1,99; IC 95% 1,46-2,71) e un punteggio Apgar inferiore di 1 minuto (RR 1,83; IC 95% 1,04-3,20). Non c’è stato alcun aumento del rischio di anomalie congenite nel gruppo che ha ricevuto statine.
Nelle analisi per sottogruppi, non vi è stato alcun legame con esiti perinatali avversi tra le donne che hanno usato statine per l’iperlipidemia in pediodo periconcezionale o coloro che hanno assunto statine per lunghi periodi prima della gravidanza.
Inoltre, mentre sia le statine idrofile che quelle lipofile erano associate a un aumentato rischio di parto pretermine, solo queste ultime aumentavano il rischio di basso peso alla nascita.
Una rassicurazione per donne e medici, i quali potrebbero aver precedentemente pensato di dover discutere di interruzione del trattamento nel caso in cui una paziente in terapia con statine rimanesse incinta.
Al momento, non ci sono ancora dati sufficienti per suggerire che le statine possano essere utilizzate di routine per le donne con/a rischio di preeclampsia anche se auspicherebbe un maggior numero di studi in quest’ambito dato che la condizione colpisce una gravidanza su 10 negli Stati Uniti.