Si chiama Harpagophytum procumbens, meglio nota come Artiglio del diavolo, ed è una pianta originaria dei deserti dell’Africa sud-orientale che, per la ricchezza di principi attivi, può garantire un’efficace azione antiflogistica e antalgica. Usato tradizionalmente nella medicina popolare del Botswana e di altri Paesi africani, era considerato un toccasana per tutto l’organismo, grazie ai suoi poteri disintossicanti e antireumatici. Oggi è noto e soprattutto ormai ben delineato dai numerosi studi che lo riguardano, in quanto soluzione utile per alleviare i dolori articolari, l’artrosi, l’osteoartrite, i reumatismi e le lombalgie.
Caratterizzate da flogosi, dolore ed edema, le problematiche dell’apparato muscolo scheletrico richiedono, in fase acuta, il ricorso alla terapia farmacologica e al trattamento ortopedico, ma possono beneficiare di un’integrazione mirata non solo a ridurre l’infiammazione, ma anche a ripristinare, per quanto possibile, la funzionalità neuro-muscolare.
In tal senso le radici dell’artiglio del diavolo, per la Farmacopea Ufficiale (FU), devono contenere non meno dell’1,8% di iridoidi totali, di cui almeno l’80% di arpagoside, il principale costituente attivo responsabile dell’effetto terapeutico. Ciò accade grazie alle molecole iridoidi del suo fitocomplesso, dotate di proprietà antireumatiche e antiflogistiche simili a quelle dell’indometacina e del fenilbutazone. Queste sono legate, secondo le più accreditate ipotesi di meccanismo d’azione, alla capacità dell’arpagoside, ad alte concentrazioni, di inibire l’attività di COX-1 e COX-2, nonché la produzione di NO. Nel complesso, la pianta sarebbe in grado non solo di ridurre la sensibilità a livello delle terminazioni nervose, ma anche di limitare la liberazione e quindi la concentrazione ematica di sostanze pirogene, come le chinine e le prostaglandine. La pianta, oltre a ridurre il dolore e favorire la mobilità delle articolazioni del corpo, è consigliata per il mal di testa da contratture cervicali, per sciatica e tendiniti.
Il dosaggio consigliato per l’artiglio del diavolo è di 50-60 mg di estratto al giorno (circa 400 mg di polvere al giorno). Per quanto riguarda la durata del trattamento l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, consiglia di impiegare la pianta per la durata di un mese. Pur essendo consigliabile evitarne l’assunzione in caso di ulcera gastrica o duodenale, l’Harpagophytum è solitamente ben tollerato ai dosaggi consigliati e può essere utilizzato in forma di estratto secco o tintura madre anche per lunghi periodi, senza dare luogo, di norma, a effetti indesiderati rilevanti.
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere del proprio medico curante.