Quello della condivisione è un verbo entrato nel linguaggio comune, che oltre a prevedere un coinvolgimento virtuale, trova riscontri anche nella quotidianità. Lo sanno bene le coppie che convivono con una delle condizioni croniche più comuni, il diabete. “In una coppia in cui il partner ha il diabete, gioca un ruolo fondamentale la componente affettiva che si è dimostrata essere capace di migliorare la gestione di questa patologia. Se da un lato c’è la richiesta di aiuto nella gestione della malattia – spiega Maria Chantal Ponziani, Dirigente Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Diabetologia e Malattie Metaboliche, ASL di Novara – dall’altro c’è la risposta di chi vuole essere preparato per poter offrire il miglior supporto emotivo e pratico. Un sostegno molto importante a patto che non invada gli equilibri della coppia e che può anche contare su soluzioni tecnologiche per controllare in parallelo il diabete”.
La partecipazione del partner al trattamento dipende da molti fattori tra cui la motivazione, il tempo che potrà dedicare e il livello di coinvolgimento che vorrà avere. Tra le criticità, c’è la difficoltà nel trovare il giusto mezzo per farlo, tra un eccesso di protezione o un eccesso di distanza. “Sono innegabili i vantaggi che derivano da una condivisione aperta della malattia con il partner. Vedo moltissime coppie – prosegue Ponziani – che si alleano per chiedermi o propormi delle soluzioni che possano adattarsi alla loro routine. L’equilibrio che si instaura nella coppia consente di recepire molto meglio le novità, come il caso di dispositivi medici per il diabete e di vivere l’esperienza positiva con il proprio partner”.
A differenza di quelle adulte, le coppie giovani accettano molto più serenamente di raccontare il proprio problema e chiedono di volerlo gestire insieme al partner. Come sottolinea l’esperta, “è una condivisione piena, di amore assoluto, che può contenere anche una malattia cronica come questa, scoprendo i vantaggi di affrontarla insieme. Insomma, una sorta di: ti amo e ti aiuto! Piccoli gesti, come quello di rinunciare al dolce o alla bibita zuccherata per non creare differenze e sofferenze reciproche. Inoltre, li trovo molto sereni nell’affrontare l’intimità grazie anche alla tecnologia sia per l’erogazione di insulina sia per il controllo della glicemia con device di piccole dimensioni non invasivi che facilitano la gestione di questi particolari momenti migliorando il controllo glicemico e l’accettazione degli strumenti terapeutici”.
Tra le coppie si può nascondere anche il pericolo del partner troppo assillante e iperprotettivo perché in ansia per salute del proprio lui/lei. Una difficoltà che potrebbe minare gli equilibri di coppia. Una preziosa soluzione viene dalla tecnologia attraverso sistemi intelligenti creati per fornire precise informazioni e somministrazioni. Sono piccoli dispositivi che evitano le punture quotidiane di insulina e i controlli glicemici dal dito (monitorano ogni 5 minuti i valori della glicemia e annunciano con anticipo quando è necessario intervenire sulla terapia). “Se da un lato c’è sicuramente una giusta misura che un partner-caregiver potrebbe adottare, dall’altro trovo risolutivi i sistemi tecnologici per la gestione del diabete. La tecnologia si conferma lo strumento più idoneo per evitare escursioni a prevenire le ipoglicemie e le iperglicemie. Questo comporta una maggiore tranquillità anche per il partner che può vedere in diretta dallo smartphone l’iter della glicemia e dell’insulina”.
Ecco allora 5 accorgimenti che, secondo la diabetologa, possono fare la differenza nella vita a due:
- Affinare la routine. Costruire una dimensione di normalità serve ad evitare eccessi reciproci (e di assillare o allontanare troppo il partner)
- Non precludersi alcuna attività. Confrontarsi con il diabetologo consente di pianificare importanti attività sportive, lavorative o di stress cui non si penserebbe
- Sostenere i sogni del partner. Non esistono professioni o attività precise per chi ha il diabete e l’incoraggiamento del partner può contribuire a realizzarle
- Vivere in armonia la salute dei propri figli. Non è prevedibile l’andamento della malattia sui figli, ma è controllabile il livello di ansia che una coppia può trasferire a tutta la famiglia
- Condividere la propria situazione. Rientrare in gruppi o contesti di coppie faranno sentire parte di una community e meno “diversi”