Corretta alimentazione e obesità sono due concetti antitetici ma strettamente collegati quando si parla di epidemiologia. Generalmente, infatti, quando si cercano i dati sulle abitudini alimentari di una popolazione si trovano le percentuali di persone in sovrappeso o obese e non le inclinazioni nutrizionali.
L’epidemia globale di obesità È anche vero, però, che sovrappeso e obesità rappresentano uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Siamo di fronte, infatti, a una vera e propria epidemia globale che può causare, in assenza di un’azione immediata, problemi sanitari molto gravi nel prossimo futuro.
Come capire se si è in sovrappeso?
L’indice più comunemente utilizzato per misurare le caratteristiche ponderali di un individuo è il Body Mass Index (Bmi), o indice di massa corporea (Imc). Questo indice si ottiene dividendo il peso (in kg) per la statura (in metri) elevata al quadrato (kg/m²). Il Bmi è un indice caratterizzato da una buona correlazione con la quantità di grasso corporeo, anche se non misura direttamente la massa grassa del soggetto, né come questa è distribuita nel corpo. Secondo la definizione dell’Oms, si è in sovrappeso se il valore del Bmi è >25 kg/m2 e obesi se il Bmi è >30 kg/m2.
Dati differenti, in base al livello di analisi Più i dati che si cercano sono globali e più si hanno poche informazioni sulle abitudini alimentari. Quando però si va nel dettaglio nazionale o anche regionale (inteso come Regione Oms), si riescono anche a trovare i dati delle sorveglianze di popolazione che indagano in modo approfondito lo stile di vita delle persone.
Questo tipo di informazioni è fondamentale per sviluppare strategie di promozione di una sana alimentazione, poiché si basa sulla conoscenza e sul monitoraggio dei cambiamenti dei comportamenti nutrizionali di una popolazione. Sono dati che esplorano in dettaglio cosa si mangia e si beve, in quali orari e dove, cosa si compra quando si fa la spesa, inoltre forniscono indicazioni sulle possibili disuguaglianze sociali, dando particolare attenzione alle categorie di persone più vulnerabili.
I giovani e l’alimentazione Particolare preoccupazione destano i dati sui bambini e sugli adolescenti, che in tutti i Paesi industrializzati risultano categorie a rischio per uno stile di vita sedentario e per abitudini alimentari non salutari. Le sorveglianze di popolazione nazionali e internazionali rilevano infatti che una quota rilevante di bambini in età scolare non segue diete alimentari equilibrate: per esempio non fa colazione, eccede nella merenda di metà mattina, non assume quotidianamente frutta e verdura. Inoltre, in questa fascia di età, l’abuso di televisione e la sedentarietà in genere sono comportamenti che tendono a favorire la tendenza a ingrassare. Significativo è che spesso i genitori non hanno consapevolezza dell’importanza che i propri figli seguano regole alimentari sane. Le abitudini alimentari non corrette sono poi generalmente associabili al basso livello socioeconomico delle famiglie, al costo degli alimenti e al marketing pubblicitario.
Le abitudini alimentari degli italiani
Dalle interviste dell’indagine Multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana. Anno 2009” (pdf 1,4 Mb), emerge che nel nostro Paese, nel 2009, il pranzo rappresenta il pasto principale della giornata per la maggior parte della popolazione (67,9% delle persone con più di 3 anni di età). Il luogo in cui si consuma il pranzo riflette effettivamente le diverse fasi della vita delle persone. Per i bambini tra 3 e 10 anni è molto frequente mangiare nelle mense scolastiche mentre gli uomini in età lavorativa sono tra i maggiori fruitori dei servizi di ristorazione fuori casa. Sono invece gli ultra 65enni, la quota maggiore di persone (più del 94%) che consuma abitualmente il pranzo in casa. A livello territoriale si riscontrano alcune differenze negli stili alimentari della popolazione. Per esempio, nel Nord-Ovest e nel Centro, la cena ha maggiore rilevanza (viene indicata come pasto principale rispettivamente dal 29,8% e dal 27,2% delle persone), mentre nel Sud rappresenta il pasto principale solo per il 11,4%. Inoltre, la maggioranza dei residenti nel Sud e nelle Isole pranza in casa (rispettivamente 83,2 e 84,3%) mentre nel Nord-Ovest si scende al 64,2%.