Si chiama herpes zoster (HZ), comunemente noto come “fuoco di Sant’Antonio”, ed è un’eruzione cutanea estremamente dolorosa. Le origini del nome si rifanno all’eremita il quale era solito ingaggiare battaglie contro il demonio che si manifestava sotto forma di serpente. La parola “herpes” deriva dal greco antico “herpetón” che significa, appunto, serpente. Come spiega la Dott.ssa Daniela Marotto, Presidente Collegio Reumatologi Italiani CReI, “il responsabile di questa patologia è un virus, lo stesso che provoca la varicella (VZV) che una volta contratto rimane latente nei gangli neurali della radice dorsale dei nervi”. Per questo la sua riattivazione, anche se più frequente in stati di vulnerabilità immunitaria e negli anziani, può avvenire in chiunque e a qualunque età.
Secondo le stime, il 90% degli adulti ha contratto il VZV ed è quindi a rischio di sviluppare HZ (20-30% di probabilità), mentre almeno 1 individuo su 3 svilupperà la malattia nel corso della propria vita. In Italia, l’incidenza di HZ è 6.46/1000 persone-anno nei soggetti ≥ 50 anni d’età. “Questo perché con l’avanzare dell’età si va incontro ad una disfunzione della risposta immunitaria, denominata immunosenescenza, che comporta una maggiore suscettibilità alle malattie infettive” sottolinea la dottoressa. Il fenomeno dell’invecchiamento globale della popolazione, e quindi l’aumento della popolazione fragile, non può che avere impatti significativi, e molteplici, sulla società. Come spiega Marotto, “ci sono altre situazioni che espongono l’individuo ad un maggior rischio di contrarre questa severa infezione, come la presenza di patologie autoimmuni quali l’artrite reumatoide, il Lupus eritematoso sistemico o il diabete mellito e l’insufficienza renale”. Guardando ai numeri, per questi pazienti il rischio di HZ è generalmente più alto di 1,5 – 2 volte rispetto alla popolazione generale.
L’herpes zoster è caratterizzato da un’eruzione cutanea vescicolosa che si manifesta nel cosiddetto dermatomo, che corrisponde al nervo colpito. Il nome “Zoster”, che significa “cintura”, è evocativo della caratteristica disposizione a barra. “I dermatomi più comunemente coinvolti sono quelli toracici, craniali (soprattutto il trigemino), lombari e cervicali. – continua la dottoressa – In alcuni casi il dolore nevralgico può precedere le lesioni cutanee rendendo più difficile la diagnosi”.
Tra i sintomi, i pazienti riferiscono sensazioni localizzate che variano da un lieve prurito o formicolio ad un forte dolore che impatta negativamente la qualità di vita, provocando disturbi e, in alcuni casi, anche assenze dal lavoro.
La complicanza più temuta dell’HZ è la nevralgia post herpetica, un dolore cronico e debilitante che può persistere per mesi o addirittura anni. In caso di Herpes zoster oftalmico (HZO) possono presentarsi complicanze acute e croniche a livello oculare fino alla cecità.
Marotto sottolinea che “gli individui colpiti da HZ e in particolare HZO presentano un rischio aumentato da 1 a 4 volte di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari come infarti o ictus. I sintomi e le complicazioni possono essere più gravi e duraturi nei pazienti immunocompromessi nei quali si può osservare anche un interessamento viscerale sistemico (meningi/cervello, polmoni, fegato)”.
Quanto alla cura, la dottoressa spiega che “purtroppo oggi non esistono ancora terapie farmacologiche in grado di gestire completamente l’infezione, ma si può diminuire la durata e la gravità degli episodi di fuoco di Sant’Antonio con farmaci antivirali specifici. Se il dolore risulta ingestibile può essere utile aggiungere anticonvulsivanti, antidepressivi o applicando prodotti topici a base di capsaicina”.
Pertanto, l’unica arma rimane la prevenzione con la vaccinazione. Nello specifico, in Italia sono disponibili due vaccini: il primo è quello vivo attenuato (ZVL) ed indicato per l’immunizzazione di soggetti a partire da 50 anni d’età. “Questo è in grado di ridurre di circa il 65% i casi di nevralgia post erpetica e di circa il 50% i casi clinici di HZ. L’efficacia dimostrata nella prevenzione dei casi di HZ decresce con l’età, passando dal 70% nei cinquantenni al 41% nei settantenni. Resta però controindicato nei pazienti immuno-compromessi che, come abbiamo visto, sono però molto a rischio” specifica l’esperta.
Il secondo è quello ricombinante adiuvato (RZV), anch’esso indicato nelle persone a partire da 50 anni d’età e negli individui ad aumentato rischio di HZ, e nei soggetti immunodepressi, a partire da 18 anni d’età. “Questo vaccino è molto efficace e riesce a prevenire casi di HZ e tutte le sue complicanze in maniera superiore al 90% in tutte le fasce di età sopra ai 50 anni. Inoltre, la sua efficacia è persistente > 90% almeno per 7 anni”.
Nonostante il profilo di sicurezza elevato, prima di sottoporsi a vaccinazione, è sempre bene consultare il proprio medico di base o, nel caso di pazienti reumatici, il reumatologo di riferimento.