Lo sapevi che il nostro cervello non è ottimizzato per calcolare il cosiddetto “cammino minimo” quando ci spostiamo a piedi? Lo afferma uno studio dell’Istituto di informatica e telematica del CNR di Pisa, in collaborazione con il MIT e il Politecnico di Torino, che evidenzia come i pedoni tendono a scegliere percorsi che solo all’apparenza sembrano più veloci.
“La navigazione vettoriale viene usata perché richiede meno risorse cerebrali rispetto al dover calcolare il cosiddetto cammino minimo. Questo risparmio energetico cerebrale potrebbe essere il risultato dell’evoluzione, in modo da lasciare al cervello più risorse per compiere altre attività per la sopravvivenza” spiega Paolo Santi, coautore dello studio pubblicato su Nature Computational Science.
“Sembra esistere un meccanismo che alloca le risorse computazionali del cervello per altri utilizzi. Trentamila anni fa, ad esempio, per fuggire da un predatore e oggi per evitare una zona pericolosa per l’eccessivo traffico. La navigazione vettoriale non produce il cammino minimo, ma un tragitto sufficientemente vicino a quello minimo, più semplice da calcolare e quindi con un dispendio di energie cerebrali inferiore” sottolinea Carlo Ratti, secondo nome dello studio.
I risultati dello studio potrebbero essere utili per la progettazione urbana. “Le potenzialità contenute nei dati di spostamento degli individui sono enormi e fanno ben sperare nella possibilità di utilizzarli per progettare meglio le città del futuro, rendendo gli spostamenti dei cittadini più efficaci e sicuri” conclude Alessandro Rizzo, collaboratore di ricerca.