Dal nero al verde, passando per il bianco, per arrivare fino al rosa e al rosso, il pepe è, insieme al sale, tra gli ingredienti più utilizzati per insaporire e impreziosire i piatti. Ma cosa dietro i grani macinati di questa spezia di origine indiana che non manca quasi mai sulle tavole degli italiani? In realtà, dal momento che viene consumata in ‘pizzichi’, a parte le proprietà organolettiche, che si riferiscono a quel caratteristico sapore piccante e intenso che la spezia conferisce agli alimenti, c’è poco a livello nutrizionale. A fare la differenza sarebbe un alcaloide, una molecola attiva di origine vegetale nota come piperina, responsabile del caratteristico sapore pungente. Diversi gli effetti di questa sostanza ipotizzati dalla medicina ayurvedica e cinese, che hanno spinto molti ricercatori ad approfondirne le proprietà. Nel dettaglio, la piperina sembra aumentare la biodisponibilità di alcune sostanze, potenziando la loro efficacia, e inibire l’azione dell’enzima CYP3A4, che metabolizzando i farmaci o i principi attivi ne riduce l’attività. Un esempio interessante è la sua capacità di aumentare l’effetto della curcuma, una spezia ad azione antiinfiammatoria naturale. “È stato dimostrato in laboratorio che la piperina potenzia di mille volte l’estrazione del principio attivo della curcuma, la curcumina”, spiega Tiziana Stallone, biologa nutrizionista. Ecco perché molti integratori in commercio a base di curcuma comprendono anche la piperina, indispensabile affinché la curcumina faccia effetto. C’è da precisare, in ogni caso, che si tratta di un’azione non riscontrabile con il consumo alimentare, in cui la quantità di pepe ingerita è bassa.
Nella medicina ayurvedica, il pepe è tra le spezie di maggior pregio. Viene indicato nei raffreddori, come espettorante, per stimolare la digestione difficile e in caso di stitichezza. Per quanto riguarda invece il presunto effetto dimagrante, l’esperta afferma che la piperina “ha blandi effetti termogenici in associazione ad altre sostanze e può essere usato in prodotti che aiutano nel mantenimento del peso corporeo”, sottolinea Stallone. Sicuramente, comunque, “il pepe può aiutare a mangiare meno – sottolinea l’esperta – dal momento che, aggiunto alle pietanze, dà un senso di sazietà”. Oltre all’alcaloide, il pepe contiene dei terpeni con una blanda attività antiossidante e sali minerali in tracce.
Anche se usato a ‘pizzichi’, con il pepe è comunque bene non esagerare, soprattutto in presenza di determinati disturbi. Un consumo eccessivo “è da evitare nelle persone che soffrono di reflusso gastro-esofageo, anche perché la piperina stimola proprio la secrezione acido-gastrica. Inoltre – spiega la nutrizionista – irritando anche la mucosa della vescica, si pensa che questa spezia sia coinvolta nella acutizzazione della cistite”. L’effetto irritante, comune ad altre spezie dal sapore piccante, come il peperoncino, può manifestarsi anche per le emorroidi o a livello delle vie respiratorie. È il motivo per cui quando annusiamo il pepe ci viene da starnutire. In ogni caso, al dosaggio a cui viene comunemente utilizzato, non ci sono rischi.
Che sia verde oppure nero, rosso oppure bianco, dal momento che il pepe è noto soprattutto per le sue proprietà organolettiche, il consiglio è di utilizzarlo macinato fresco, affinché le sue caratteristiche siano apprezzate al meglio.