La saliva è un enorme potenziale nella diagnosi del COVID-19 e prove evidenti lo confermano.
Partendo proprio da questa consapevolezza, lo scopo di un recente studio è stato quello di determinare se la saliva, raccolta dagli operatori sanitari e dai pazienti stessi, possa essere considerata come metodo economico e affidabileper rilevare la presenza del virus.
Lo studio monocentrico ha visto il coinvolgimento di pazienti sia ambulatoriali sia ospedalizzati. Tra i primi, 200 pazienti positivi a SARS-CoV-2 sono stati reclutati per ulteriori studi; dei secondi ne sono stati arruolati 101, positivi a SARS-CoV-2 e con sintomi.
Dai pazienti ambulatoriali, gli operatori sanitari hanno raccolto i tamponi nasofaringei (NPS) e la saliva. Dai pazienti ricoverati, invece, sono stati ottenuti NPS e saliva sia dalla raccolta effettuata dagli operatori sanitari sia dai pazienti stessi. Su questi campioni è stata poi eseguita la qRT-PCR per rilevare la presenza del virus SARS-CoV-2 ed è stato utilizzato il test TAQPATH per determinare la sensibilità del rilevamento della saliva.
Dei 3018 pazienti ambulatoriali coinvolti, 200 sono risultati positivi secondo il test qRT-PCR e, tra questi, il test salivare è risultato positivo nel 64% dei casi, determinando un livello di sensibilità di rilevamento intorno al 60%, con un valore predittivo negativo (NPV) del 36%.
Tra 101 pazienti ospedalizzati, invece, con NPS raccolto dagli operatori sanitari come comparatore, la sensibilità di rilevamento della saliva è scesa al 56%, mentre la specificità si è assestata intorno al 63,5% con un valore predittivo positivo (PPV) del 77,2% e negativo del 39,6%. La sensibilità dell’auto-tampone, invece, è risultata del 52,3%, con specificità del 56,6%, PPV 77,2% e NPV 29,7%.
Dal confronto della positività con la comparsa dei sintomi è stato possibile evidenziare come la più alta rilevazione nella saliva sia avvenuta intorno al terzo giorno dalla comparsa dei sintomi e che, in 13 pazienti ospedalizzati, solo la saliva è risultata positiva ai test.
La saliva, quindi, più facile da raccogliere rispetto al tampone nasofaringeo, è sicuramente una valida alternativa per rilevare la presenza di SARS-COV-2 nei pazienti sintomatici nella fase iniziale della comparsa dei sintomi. Dunque, sebbene il campione salivare non sia attualmente raccomandato per lo screening dei pazienti asintomatici, la possibile ottimizzazione della raccolta e l’uniformità delle tempistiche del campionamento potrebbero migliorare la sensibilità consentendone l’uso come strumento di screening a livello comunitario.