Uno studio condotto in diversi centri colombiani ha avuto lo scopo di analizzare i risultati della tomosintesi digitale, utilizzata in ambito reumatologico, e di confrontare l’utilità di questa tecnica con quella di altre tecniche di imaging. Seguendo le linee guida PRISMA, gli autori hanno ricercato sistematicamente in letteratura articoli sull’uso della tomosintesi digitale in quattro diverse patologie: artrite reumatoide, osteoartrite, spondiloartrite e gotta.
Gli esiti della revisione sistematica, che includeva un totale di 13 studi, sono stati pubblicati su “Radiologia” nel 2021, ed hanno evidenziato che tale tecnica potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella valutazione delle anomalie scheletriche nelle malattie reumatologiche, soprattutto se confrontata con la radiografia semplice. Per l’artrite reumatoide, l’osteoartrite e la spondiloartrite, la tomosintesi digitale rilevava le anomalie ossee meglio delle radiografie; tuttavia, per la gotta, i risultati sono stati variabili.
Pertanto, la tomosintesi digitale rappresenterebbe uno strumento con potenziale per la diagnosi e il follow-up dell’osteoartrite, in quanto dimostra una maggiore sensibilità nell’individuazione delle caratteristiche tipiche della patologia rispetto alla radiografia semplice.
Tuttavia, sarà necessario effettuare ulteriori ricerche sul tema al fine di convalidare i risultati in questa patologia, soprattutto in aree anatomiche specifiche, come l’anca e la colonna vertebrale, che richiedono una maggiore precisione per le decisioni terapeutiche.