Non un semplice problema estetico, ma una malattia a tutti gli effetti che comporta un notevole peso psicologico e non solo. È la vitiligine, patologia autoimmune cronica che, secondo le stime, colpisce tra lo 0,5 e il 2% della popolazione globale e si manifesta con macchie bianche in diverse parti del corpo. Oltre all’aspetto psicologico si aggiunge anche quello economico: un’analisi condotta dal EEHTA-CEIS di Tor Vergata ha stimato che la vitiligine costa mediamente € 1.653 a paziente/anno, con un picco per i pazienti con comorbidità pari a 5mila euro.
Spesso classificata come condizione estetica, la vitiligine è invece una vera e propria malattia causata dal sistema immunitario che attacca e distrugge le cellule le quali producono la melanina. “La vitiligine è quindi una malattia immunologica come la psoriasi, l’artrite reumatoide o il lupus, ed è spesso associata ad altre patologie autoimmuni, come la tiroidite autoimmune che colpisce il 25-35% dei pazienti con vitiligine. – spiega Mauro Picardo, Professore UniCamillus International University, Roma e Coordinatore della task force europea sulla Vitiligine – Il gold standard terapeutico è la fototerapia, un trattamento che non sempre è efficace e non è specifico. Infatti, a oggi in Italia non abbiamo farmaci studiati specificamente per questa patologia. Negli ultimi decenni però la ricerca ha prodotto risultati molto interessanti e negli Usa è già stata approvata una piccola molecola che agisce inibendo la via di segnalazione delle Janus chinasi (JAK) particolarmente sovraespresse in chi ha la malattia”.
Accanto all’impatto socioeconomico, non va dimenticato quello sulle persone. Secondo lo studio internazionale Valiant (Vitiligo and Life Impact Among International Communities), condotto in 17 Paesi, la vitiligine ha influito negativamente sull’autostima di 3 pazienti su 5 e in circa il 55% dei casi gli intervistati hanno riferito sintomi di depressione da moderata a grave. Inoltre, 9 pazienti su 10 si sono scontrati con lo stigma derivante dalla propria condizione, tanto che oltre il 60% spera nell’arrivo di nuovi trattamenti. “Chi ha la vitiligine è spesso penalizzato nei rapporti interpersonali o sul lavoro, soprattutto quando si tratta di professioni che prevedono un contatto con il pubblico. Ciò che pesa di più sulla psiche dei pazienti è l’assenza di terapie specifiche che fino a oggi li ha lasciati senza speranze circa la possibilità di migliorare le loro condizioni. Per fortuna la ricerca sta cambiando lo scenario”, sottolinea Ugo Viora, Presidente di “Associazione Nazionale gli Amici per la Pelle” ONLUS (ANAP). “In ogni caso è importante che i pazienti si rivolgano ai dermatologi, con i quali la nostra Associazione collabora anche per fare in modo di favorire il più ampio accesso dei pazienti alle terapie”.