Consumare cibo camminando per strada o restando all’aperto in città e una situazione che dovrebbe limitarsi a un fatto saltuario e di eccezione rispetto alla regola.
Di per se la pratica del consumo esterno di cibo è elementare e secolare in quanto funzionale ad alcune esigenze (soprattutto lavorative) di alcune categorie di persone e ha ben poco di spettacolare.
Si assiste oggi, invece, a un successo mediatico del tutto estraneo alle funzioni di origine e il motivo può essere comprensibile in una società dove l’aspetto mediatico è spesso l’unico metro di giudizio su persone e eventi al di la dei loro meriti reali.
Ma prima di accogliere a braccia aperte questa pratica di consumo alimentare bisognerebbe chiedersi se quello che si consuma per strada oltre a essere succulento, goloso, profumato e a volte irresistibile è dal punto di vista nutrizionale e della salute opportuno.Si è occupato di indagare su questo aspetto specifico uno studio dell’Università del Surrey (Regno Unito) pubblicato sul Journal of Health Psychology.Ci si è basati sull’osservazione di un gruppo di sessanta giovani donne (alcune di queste anche a dieta) divise in gruppi, tutte consumavano inizialmente una barretta di cereali, ma in situazione logistiche diverse: camminando, guardando la televisione, sedute e conversando normalmente.
Agli stessi gruppi è stato poi concesso di consumare liberamente snack generici tra i più diffusi e usati (comprese delle normalissime carote). Ciò che si è visto è che contrariamente a quanto ci si poteva aspettare o sospettare la situazione logistica peggiore non era quella davanti alla televisione, ma quando i soggetti camminavano e mangiavano allo stesso tempo.
Il tutto, infatti, spingeva a consumare sempre più cibo fino ad arrivare a 5 volte il consumo di snack deleteri in una sorta di amnesia della mente rispetto a ciò che veniva introdotto in bocca. E proprio su questa amnesia la ricerca ha posto l’accento ipotizzando che la pratica di camminare, assolutamente salutare fuori dal contesto alimentare, induce a un forte abbandono del controllo cosciente su ciò che si sta mangiando e su cosa si sta introducendo nell’organismo.
Una sorta di distrazione collettiva ingigantita dal fatto che camminare da l’impressione errata di bruciare un numero elevato di calorie e quindi giustificare “l’abbondanza” di cibo consumatodurante o successivamente la strada percorsa.
È chiaro che se il consumo è saltuario il possibile squilibrio nutrizionale può essere accettabile e sopportabile dall’organismo, ma come conferma l’esaltazione mediatica di questi anni per molti così non è e il cibo per strada è più una regola che un’eccezione.
E su questo invitiamo a fare molta attenzione scegliendo se non altro quei cibi da strada meno deleteri possibili rifacendosi magari alla più lungimirante tradizione della cucina Italiana dove esistono buoni esempi in questo senso. Come questa ricetta dove viene ripresa una torta salata tipica del centro Italia riproponendola in una chiave sana e equilibrata per quanto pratica e buonissima.