Bere molta acqua può rallentare il processo di invecchiamento, oltre a prevenire o ritardare l’insorgere di malattie croniche. Al contrario, non mantenere la giusta idratazione nel corpo peggiora la salute di cuore, reni sistema immunitario e respiratorio. È quanto evidenzia lo studio pubblicato su eBioMedicine, rivista scientifica del gruppo Lancet.
Precedenti studi hanno mostrato che nei topi la restrizione idrica accorcia la durata della vita. Di qui l’obiettivo di eseguire un’analisi di coorte dei dati dello studio britannico Atherosclerosis Risk in Communities, che ha arruolato 15.752 persone di mezza età (45-66 anni) seguite per 25 anni. Il team ha preso in considerazione il sodio sierico (cioè il valore del sodio presente nel sangue, che aumenta di pari passo al diminuire dell’assunzione di liquidi) come indicatore delle abitudini nel bere acqua. Per stimare l’età biologica, i ricercatori hanno utilizzato 15 marcatori di salute legati al progredire degli anni tra cui pressione, colesterolo e zucchero nel sangue.
Dai risultati è emerso che i partecipanti con livelli sierici di sodio più alti della media avevano maggiore probabilità di sviluppare malattie croniche, di mostrare segni di invecchiamento biologico avanzato e di morire in giovane età rispetto a quelli con livelli sotto la media. “I risultati suggeriscono che una corretta idratazione può rallentare l’invecchiamento e prolungare una vita priva di malattie”, osserva Natalia Dmitrieva, prima autrice dello studio e ricercatrice del National Heart, Lung and Blood Institute, appartenente ai National Institutes of Health.
Lo studio espande la ricerca che gli scienziati hanno pubblicato nel marzo 2022, che aveva evidenziato collegamenti tra elevati livelli di sodio nel sangue e l’aumento dei rischi di insufficienza cardiaca. I risultati sono importanti in termini di salute pubblica, spiegano gli autori, visto che la metà delle persone nel mondo beve meno di quanto raccomandato, ovvero 6 tazze al giorno di acqua (1,5 litri).