Guardando i dati Istat, si evince che gli immigrati, oggi residenti in Italia, sono circa 5 milioni, ma questo dato, è destinato a crescere, infatti, nel 2065 si stimano 14 milioni immigrati. Oltre il 60 % attualmente risiede nelle regionisettentrionali, il 25 % nel centro, e il 10-15 % nel sud e nelle isole.
Le etnie in questione sono molteplici, il 25 % proviene dai paesi UE di nuova adesione (Romania, Bulgaria, Ungheria),il 24 % dai paesi non UE dell’Europa centro orientale (Albania, Moldova, Turchia), il 15 % dal Nord Africa (Marocco,Tunisia, Egitto), l’8 % dai paesi dell’Asia orientale (Cina e Filippine). Seguono altri paesi.
Dalla teoria dell’assimilazione che ha dominato fino a qualche tempo fa, ovvero, i migranti acquisivano il modello alimentare del paese ospitante. Oggi si è passati ad una prospettiva di società multiculturale basata sul riconoscimento eil rispetto della differenza, facilitando l’affermarsi di nuovi stili alimentari nella penisola italiana. Questa diffusione ha contribuito anche la maggior facilità nel trasporto di merci, come quelle alimenti.
Il periodico ADI Magazine aveva pubblicato un lavoro di M. Giorgini e B. Capaldo (Dipartimento di Medicina Clinicae Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli) in cui sono state valutate le principali caratteristiche nutrizionali deglialimenti di maggior consumo tra le comunità immigrate per poter attuare (quando è necessario) una corretta terapia nutrizionale. Prevedere che una larga platea di pazienti immigrati usufruirà delle strutture di cura presenti nel nostro paese è facile, quindi, l’importanza di conoscere le caratteristiche nutrizionali degli alimenti di maggior utilizzo di queste nuove comunità, è fondamentale. Di primaria importanza, è stato valutare l’indice glicemico, che ricopre un ruolo molto importante nelle dietoterapie del diabete e delle malattie metaboliche.
Il modello alimentare dell’Europa dell’Est è molto simile alla dieta mediterranea, pur nella diversità delle spezie e degli aromi utilizzati, però negli ultimi anni si sta verificando un’inversione di tendenza con regimi alimentari ricchi di grassi e poveri di fibra, soprattutto nella fascia di età 19-34 anni. Alimento tipico di quest’area geografica è il “bulgur” uncereale ottenuto dal grano macinato (IG 47). Il grasso maggiormente utilizzato è l’olio di girasole.
Il Modello alimentare dell’Africa Settentrionale è ricco in fibre (molti vegetali), povero di zuccheri raffinati e con un basso utilizzo di sodio, scompenso colmato dall’utilizzo di molte erbe e spezie. Nelle regioni più povere risultainadeguato l’apporto di proteine e lipidi. Il consumo di legumi è elevato, da soli o con i tuberi (IG pari a 52).
Sono molto diffuse le radici ricche di amido (manioca e patate), cereali (mais e riso), frutta (banana): Un altro vegetaledi frequente consumo è il “morogo” (IG pari a 68). Tra i tuberi è molto diffuso lo “yam” simile alla nostra patata (IG tra 50 e 74).
Il condimento grasso privilegiato è l’olio di palma, ricco di acidi grassi saturi. Conviene raccomandare il consumo diriso parboiled.
Il Modello alimentare cinese, se pur con ampie differenze tra le diverse regioni, la dieta comune è caratterizzata da unelevato consumo di cereali (riso e noodles) che forniscono dal 54 % al 78 % delle calorie totali. L’apporto di proteine è di circa un decimo dell’introito proteico medio degli Stati Uniti. Il condimento grasso prevalente è l’olio di soia, ricco di acidi grassi polinsaturi.
L’elevato consumo di riso bianco si associa ad un più alto rischio di sviluppare il diabete di tipo “2”, quindi è opportuno incoraggiare il riso parboiled.
Un alimento tipico sono i noodles, simili ai nostri spaghetti, che però possono essere ottenuti dal riso, dai legumi, dalle patate e quindi varia molto l’indice glicemico.
Dieta e ramadan, la comunità musulmana è piuttosto numerosa (33 % del totale) e una delle principali pratiche religiosedell’Islam è l’osservanza del mese di ramadan, durante il quale i fedeli praticano l’astensione dal cibo (la carne di maiale è vietata), dalle bevande, dal fumo dall’alba al tramonto. Nel corso del ramadan è consentito consumare 2 pasti: il principale al tramonto, negli ambienti comuni (moschee, per strada) ed è costituito da alimenti densamente calorici; il secondo viene consumato due ore prima del sorgere del sole, ed è composto generalmente da legumi. Poiché il periodo di digiuno può variare dalle dieci alle venti ore, in relazione al periodo dell’anno e della localizzazione geografica, è necessario che la terapia (ipoglicemizzante, diuretica) venga adattata alla condizione del paziente, per prevenire possibili complicanze (iperglicemia, ipoglicemia, disidratazione, ipotensione), come dimostra uno studio condotto su 13 paesi di religione islamica.
Questo lavoro è indicato da interessanti tabelle che mettono in evidenza l’IG degli alimenti utilizzati dalle etnie indicate.
Queste brevi e incomplete note andrebbero approfondite per assicurare, ai pazienti immigrati, il giusto supporto nutrizionale, così da non interferire con il loro patrimonio culturale.