Dolore e impatto psicologico sono due aspetti delle malattie reumatiche da non sottovalutare. In Italia sei malatireumatologici su dieci sono soddisfatti di come viene gestita la malattia, mentre il 48% non apprezza come viene trattato il dolore, uno dei sintomi più frequenti e temuti di queste patologie autoimmuni. Inoltre, ben il 94% dei pazienti sostiene che l’aspetto psicologico della malattia sia molto impattante. E il 23% dei pazienti ha ottenuto una diagnosi corretta della malattia dopo 4 o più anni dall’inizio dell’insorgenza.
È quanto emerge da un recente sondaggio online promosso dall’ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) in collaborazione con i medici specialisti dell’Osservatorio CAPIRE.
Oggi il forte dolore è uno dei principali bisogni insoddisfatti dei pazienti reumatologici. “Molte patologie interessano uomini e donne in età lavorativa che non sempre riescono a proseguire con le loro mansioni proprio a causa delle condizioni di salute. Spesso non si riesce a gestire a livello ambulatoriale il dolore e il paziente viene lasciato solo e si può arrivare ad una pericolosa “autogestione”. Si tratta di una situazione che è peggiorata da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19 la quale ha reso più difficile i contatti tra malati e medici – dichiara Silvia Tonolo, Presidente ANMAR Onlus -. Servono urgenti interventi, anche a livello legislativo, per migliorare questa difficile situazione”.
“Il sintomo è uno degli aspetti prevalenti delle più diffuse patologie come l’artrite reumatoide o le spondiloartriti – prosegue il prof. Mauro Galeazzi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio CAPIRE e Presidente Emerito della Società Italiana di Reumatologia -. Il dolore non determina lesioni o danni gravi agli organi ma può davvero essere insopportabile e rendere impossibile anche le più banali azioni della vita di tutti i giorni. Oggi abbiamo a disposizione farmaci analgesici di straordinaria efficacia ma non sempre risultano accessibili ai pazienti, soprattutto in alcune Regioni della Penisola”.
Cruciale per il decorso della malattia è la diagnosi precoce. Non lasciare intercorrere troppo tempo tra la comparsa dei sintomi e l’inizio della terapia è fondamentale per evitare che lo stadio della malattia sia avanzato e renda difficile intervenire sulla patologia.
“Un tempo troppo lungo per individuare la malattia incide negativamente anche sulla qualità di vita. Si calcola che ben otto pazienti su dieci colpiti da artrite reumatoide anche se trattati con farmaci biologici sviluppano comunque dolore” sottolinea il prof. Francesco Ciccia, Ordinario di Reumatologia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
“Rendere effettiva in tutto il territorio nazionale i provvedimenti stabiliti dalla Legge 38 deve essere una delle priorità delle Istituzioni socio-sanitarie italiane. – conclude l’Onorevole Rossana Boldi, Vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera – Altro aspetto sul quale intervenire è la formazione sia degli specialisti sia dei medici di medicina generale. Sono, infatti, quest’ultimi i primi professionisti che si interfacciano con i pazienti e che devono riuscire ad intercettare i sintomi delle malattie reumatologiche”.