Buone notizie per i pazienti con spondiloartrite assiale: il farmaco biotech Ixekizumab è in grado di fermare la progressione radiologica della malattia e mantenere l’efficacia nel lungo termine, fino a 2 anni. Non solo, eliminando il dolore infiammatorio alla schiena, migliora la qualità di vita.
A confermarne gli effetti positivi è lo studio COAST-Y, recentemente presentato al congresso EULAR 2021. “La lombalgia infiammatoria è il primo sintomo della spondiloartrite assiale nella maggior parte dei pazienti. Spesso viene scambiata per un semplice mal di schiena e la diagnosi arriva tardi, quando c’è già una compromissione consistente della funzionalità, con fusione della colonna vertebrale che diventa rigida e non flessibile. – spiega il professor Carlo Salvarani, direttore della Struttura Complessa di Reumatologia del Policlinico di Modena – I dati presentati sulla nuova indicazione di questo farmaco, peraltro già ampiamente utilizzato per il trattamento di altre patologie infiammatorie croniche e conosciuto per il buon profilo di sicurezza, sono un’ottima notizia per questi pazienti”.
Lo studio COAST-Y ha coinvolto 773 pazienti con spondiloartrite assiale che hanno raggiunto la remissione di malattia con un trattamento protratto per 52 settimane e sono stati quindi randomizzati a interromperlo o proseguirlo fino a 116 settimane.
Con Ixekizumab a 16 settimane fino al 50% circa dei pazienti con spondilite anchilosante mai trattati con farmaci antireumatici modificanti la malattia, fino al 25% circa di quelli già trattati con TNF, e fino al 35% dei pazienti con la forma non radiografica, raggiunge un miglioramento di almeno il 40% dei segni e dei sintomi della malattia (dati COAST-V e W pubblicati su Ann Rheum Dis 2019 e dato COAST-X The Lancet 2019). Nel COAST-Y, la terapia a lungo termine, protratta complessivamente fino a 2 anni, consente inoltre in quasi il 90% dei casi di bloccare o rallentare al massimo la progressione della malattia valutata attraverso radiografia. Continua nel lungo periodo anche l’effetto positivo sul dolore e l’attività di malattia, che resta bassa nel 47% dei pazienti trattati ed è in parziale remissione in un altro 20% dei casi, mentre il 56% dei pazienti ha un miglioramento dei sintomi di almeno il 40%.
Lo studio dimostra chiaramente che “nella grande maggioranza dei pazienti con spondiloartrite assiale radiologica che hanno assunto Ixekizumab per 2 anni non si è avuta alcuna significativa progressione radiologica del danno alla colonna vertebrale, sia nei pazienti ‘naive’ (mai trattati prima, ndr) alla terapia anti-TNF sia in quelli già trattati con almeno un anti-TNF. – conclude Salvarani – La risposta al trattamento è duratura ed efficace rispetto sia al miglioramento dell’attività di malattia e di qualità di vita sia all’ inibizione della progressione del danno vertebrale, rafforzando quindi il valore del farmaco già approvato dall’EMA per l’uso nella spondiloartrite assiale sia radiografica che non radiografica”.