Nato negli anni 70 in Messico, il padel, attività sportiva a tutti gli effetti, sta dilagando con sorprendente rapidità anche in Italia, e lo dimostrano i numeri da capogiro. Da molti è percepito più come un gioco che come uno sport, ma bisogna fare attenzione agli infortuni. Dall’ortopedico e traumatologo Andrea Grasso qualche dritta su come prevenirli e curarli. “Giocato in un campo più piccolo rispetto al tennis, il peculiare sport di coppia attira persone di qualunque età ma con una maggiore prevalenza nella fascia 30-55 anni e, come racconta il medico, “anche persone che non hanno mai fatto nulla di particolare, né una base di tennis né soprattutto una base di rinforzo muscolare, o esercizi volti a una corretta biomeccanica dei gesti” dichiara il dottore.
Oggi però sono sempre più in aumento i traumi a seguito di un approccio scorretto al padel, come epicondiliti, borsiti e tendiniti. “Rispetto al tennis, dove la maggior parte dei colpi avviene dal basso, sotto i 90 gradi, quindi sotto la spalla che così viene sfruttata relativamente, nel padel si va spesso con mano e braccia al di sopra dell’altezza della spalla, esponendo così tendini e legamenti di questa a sovraccarichi importanti”, spiega l’ortopedico. Si va dalle infiammazioni dei tendini e della borsa subacromiale, al cosiddetto ‘gomito del tennista’ (epicondilite) fino ai traumi distorsivi di caviglia e ginocchia, causati dai cambi di direzione repentini e brevi che lo sport richiede nel ridotto campo sintetico.
“E devo dire – aggiunge Grasso – nella popolazione più adulta, quindi gli over 50, stiamo assistendo a parecchie rotture e lesioni del tendine di Achille, oltre a strappi e lesioni muscolari del polpaccio”. Come conferma anche l’esperienza dell’ortopedico, negli ultimi anni i casi di epicondilite nel tennista si sono ridotti drasticamente, “anche grazie a un miglioramento degli strumenti come la racchetta, allo studio del problema e ai cambiamenti apportati alla preparazione degli sportivi”. Nel padel, invece, rimane una delle patologie più diffuse, “anche a seguito dell’utilizzo di una racchetta senza corde e con una superficie ridotta”. Prosegue Grasso: “In caso di dolori, soprattutto se legati a patologie da sovraccarico e ripetitività piuttosto che di origine traumatologica, i giocatori di padel spesso non vogliono fermarsi per fare, si fa per dire, dieci sedute di fisioterapia, scegliendo invece di ricorrere esclusivamente a infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico, terapie che hanno un effetto antinfiammatorio, ma che non risolvono il problema nel lungo termine. Trattare il dolore è necessario, ma bisogna arrivare a capirne le cause e agire su queste per evitare che il problema si ripresenti”.
E ancora: “Sebbene non sia contro l’utilizzo di infiltrazioni, e anzi per ginocchia e caviglie vi faccia spesso ricorso, nel caso specifico delle epicondiliti, cosi come per le artrosi, personalmente ritengo più adatte quelle a base di Prp”.
Quella delle infiltrazioni è una tecnica presente nella medicina italiana ormai da anni, ma che necessita di una mano esperta e competente perché, come spiega il dottore, “se per errore ad esempio, si immettesse l’acido ialuronico ad alta densità nel corpo di Hoffa del ginocchio o nella membrana sinoviale, il paziente avrebbe una reazione infiammatoria importante e dolore per almeno un mese”. È fondamentale dunque sapere dove fare le infiltrazioni, “ma anche curare la causa e ancor prima lavorare sulla prevenzione”, dedicandosi ad esercizi per migliorare la reattività e l’elasticizzazione.
Raccomanda infine l’esperto: “Agli sportivi dico di fare sempre stretching prima e dopo una partita, e di lavorare per la stabilizzazione muscolare. Ai professionisti raccomando il continuo aggiornamento sulle tecniche infiltrative e sui medicinali coinvolti”.