Più velocemente camminiamo e minore sarà il carico che grava sul tendine di Achille, viceversa quando rallentiamo il passo, il peso sul tendine sarà maggiore. È il risultato di uno studio coordinato da Scott Wearing, della Queensland University of Technology di Kelvin Grove, in Australia, e pubblicato su Medicine and Science in Sports and Exercise.
I fisiatri sostengono che camminare lentamente aiuti a gestire i disturbi del tendine di Achille, perché riduce la forza sul tendine e il dolore associato, ma l’effetto della camminata veloce è controverso. Per indagare questo aspetto, Wearing e colleghi hanno utilizzato l’analisi con ultrasuoni per valutare l’influenza della velocità della camminata sul carico del tendine di Achille, prendendo in considerazione 33 adulti sani. Quando i soggetti camminavano a piedi nudi, l’andatura più veloce era caratterizzata da un passo più lungo, da una ridotta fase di posizione e da più brevi periodi di doppio appoggio iniziale e finale. La velocità di trasmissione assiale degli ultrasuoni nel tendine di Achille diminuiva progressivamente man mano che aumentava la velocità di camminamento, “indicando una riduzione del carico e/o del caricamento in trazione del tricipite della sura”, hanno scritto i ricercatori australiani.
Secondo Richard Willy, del Dipartimento di Terapia Fisica dell’East Carolina University di Greenville, “questi risultati suggeriscono che la passeggiata più lenta potrebbe non essere appropriata quando si vuole caricare poco il tendine. Tuttavia, va notato che il campione studiato era formato da individui sani e ulteriori studio dovrebbero essere condotti su soggetti con tendinopatia”. Al contrario, decisamente contrario a cambiare i protocolli, nonostante il risultato di questo studio, è Tiago Baumfeld, della Universidade Federal di Minas Gerais, Belo Horizonte, in Brasile. “Quando trattiamo la rottura del tendine di Achille o una tendinopatia – dice il clinico brasiliano – i pazienti hanno un diminuito tono muscolare e perdono la propriocezione. Dunque, dobbiamo guardare al piede nel suo complesso e non a un singolo tendine”.
